Credo che l’esatta misura della personalità del Prof. Antonino Ferraro la danno le sue stesse parole, Imput del suo libro, «A chi può interessare la narrazione della mia vita, dell’esistenza cioè di un uomo comune. Non sono che uno dei tanti. Scrivo per me perché mi è bello ridare vita alla vita reale che fu».

Antonino Ferraro dunque non è uno scrittore nel senso stretto del termine, ma un uomo che ha voluto dare voce e anima alla MEMORIA per farne dono concreto, tangibile ai suoi figli e ai nipoti.

Nel libro infatti si rivolge direttamente a loro e traccia i binari sui quali potranno fare scorrere la loro vita. Gli affetti familiari sono basilari per il Prof. Antonino Ferraro, direi che sono la colonna sonora della sua vita.

Accanto, in parallelo c’è l’amore per il mondo classico, sentito sin dall’adolescenza congeniale al suo desiderio di temprare lo spirito e formare il suo sapere.

Accanto a lui sente respirare Omero, i grandi poeti tragici, Saffo, Callimaco, Virgilio, Catullo, Lucrezio, Orazio, Cicerone, Seneca… Quasi dialoga con loro, gli sono familiari le loro opere e traduce in versi i poeti facendo rivivere nella versione in lingua italiana musica e ritmo del metro originario dell’autore. Coglie in questo modo l’animo e l’ispirazione del poeta.

Particolarmente pregevole è la sua traduzione in esametri italiani delle Bucoliche di Virgilio, che abbiamo presentato al pubblico noi del Centro Studi Latini Europei. Un libro certamente prezioso di consultazione, che offre ai giovani un modo nuovo di accostarsi alla poesia classica.

Attualmente sta portando a termine la traduzione del Libro VI dell’Odissea in omaggio ad Omero e segnatamente a Nausicaa «la più dolce fanciulla creata da poeti» così sottolinea. Questo è emblematico perché egli predilige i poeti come Euripide, Virgilio e, appunto, Omero che hanno penetrato le pieghe più intime dell’animo femminile e colto ogni sfumatura creando eroine senza tempo, moderne.

E’ la poesia ad attrarlo in modo preminente, perché la poesia diletta, consola, educa.

Ma in realtà è tutta la civiltà classica il mondo che sente più vicino ai suoi ideali e questo culto in osmosi con gli affetti sono la linfa vitale per Antonino Ferraro.

Studioso acuto e filologo rigoroso, già il grande classicista Quintino Cataudella aveva ben visto le doti di quel giovane studente e lo aveva voluto come suo assistente all’Università di Catania.

Poi lo attendono altre mete, il sodalizio con Cataudella, una vita di studi e di affetti, arricchita dagli interessi culturali e dedicata anche per lunghi decenni all’insegnamento di latino e greco nel nostro Liceo Telesio, stimato da tutti per la poliedricità del suo sapere che abbraccia anche la critica letteraria e la conoscenza di alcuni autori europei.

È MNEMOSINE, la dea della memoria, a ispirare le pagine di questo libro, alcune colorate di poesia bucolica virgiliana, altre fanno rivivere il paese natio con la sua quotidianità mentre i sentimenti e riflessioni sui misteri dell’esistenza – molte direi di sapore lucreziano – hanno ispirato le liriche, un piccolo mondo intimo disegnato negli anni.

È una persona riservata Antonino Ferraro, alieno da ogni forma di esibizionismo, mai in cerca di gloria letteraria.

La pubblicazione dei suoi scritti non è voluta dalla personale vanità, ma dall’affettuosa sollecitazione dei familiari.

I suoi scritti infatti sono emanazione istintiva del suo animo, una spinta naturale a fermare nel tempo pensieri, nostalgie, ricordi, per poterli rivivere e risentire i suoni attraverso le parole.

Uno studioso appassionato dall’animo umile e mi piace chiudere con le sue parole

«La natura ha creato l’aquila, l’usignolo, e ha creato anche l’umile passero».

 

Maria Giannicola Luberto